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MILANO – Il nuovo ceo di STELLANTIS continua a raccogliere consensi. “Conosco ANTONIO FILOSA da quando sono in STELLANTIS ed è una persona fantastica, un amico”, afferma il cfo della casa,
DOUG OSTERMANN. “Ma voglio dire alcune cose che è importante che gli investitori sappiano: ha un'esperienza comprovata nel migliorare le cose, costruirle, affrontare i problemi in modo
attivo. Inoltre, è un _man with a plan_, un uomo che ha idee chiare e un piano per attuarle”. Davanti al pubblico della 41esima Bernstein Annual Strategic Decisions Conference, Ostermann ha
poi ricordato come Filosa abbia lavorato in diverse geografie del mondo, e in Nord America, “in poco tempo, ha risolto il problema delle scorte, ha affrontato il tema del pricing, ha
ricostruito il rapporto con i concessionari e ha messo in campo un programma molto orientato all'azione in un periodo di tempo abbastanza breve”. TAVERS: “SCELTA LOGICA E CREDIBILE”
Parole di apprezzamento anche dal predecessore di Filosa, CARLOS TAVARES. “È una SCELTA LOGICA E CREDIBILE. Spero che il consiglio di amministrazione lo supporti adeguatamente, Vediamo”, ha
dichiarato a _Bloomberg _nella prima intervista dopo le dimissioni. L’ex manager ha parlato delle difficoltà del mondo nell'auto anche a seguito del "caos" generato da dazi
imposti dal presidente Usa Donald Trump. Le tariffe del governo statunitense ("che non dureranno", dice) stanno facendo lievitare i costi e sconvolgendo le catene di
approvvigionamento in tutto il settore automobilistico, nel momento in cui le case europee si trovano ad affrontare un crescente onere normativo nell'Ue e una forte concorrenza nel
settore dei veicoli elettrici da parte dei concorrenti cinesi. TAVARES: “NON HO NIENTE CONTRO NESSUNO” L'ex ceo ha poi raccontato la sua uscita, dopo una DISCUSSIONE "MOLTO
MATURA" CON JOHN ELKANN. "Non ho niente contro nessuno", sottolinea Tavares. "Nemmeno contro chi mi ha reso la vita più difficile quando ero ceo di Stellantis",
aggiunge. "A un certo punto si arriva a un bivio e qualcuno decide che è ora di separarsi. Va bene così". Spiega infine i problemi nel mercato americano: "I concessionari
negli Stati Uniti non volevano sostenere quello che stavamo cercando di fare, che è una mia responsabilità", dice. "Molte cose avrebbero potuto essere fatte diversamente, ma questo
non ha importanza. L'azienda è redditizia".